“Se mi paragono ad un calciatore al mio livello, ora forse sarei su un’isola…”

Diego Caverzasi

Può succedere che un Atleta sia più conosciuto ed apprezzato all’estero che nel proprio paese di origine? Purtroppo sembrerebbe di si. Diego Caverzasi è un esempio. Lui è un ragazzo molto tranquillo ed educato, ma può vantare una tecnica ed una bravura che lo pongono ai massimi livelli del Dirt mondiale. Come è arrivato a questo livello? Scopriamolo assieme con questa intervista fatta al giovane talento italiano.

Come ti sei avvicinato alla Mtb? E perché hai scelto il Dirt?
Sono sempre stato un po’ spericolato sulla bici fin da bambino, ma il momento in cui mi sono avvicinato a questo mondo è stato quando ho scoperto dell’esistenza di un piccolo bike park a solo dieci minuti da casa. E’ da lì che tutto è partito.

Quale è stato il primo trick che hai imparato e quale è stato l’ultimo?
Non ricordo, ma credo un semplice Table, probabilmente a nove anni era la cosa più semplice piegare la bici. L’ultimo trick che ho imparato è il Cash-roll!

Quale è stata la prima gara a cui hai partecipato?
La primissima gara… nel 2005 al Darkglow di Bisuschio, il mio local spot.
 Avevo solo undici anni ed ero il più piccolo di tutti. Ricordo che si faceva una fase di qualifica su una linea di tre salti piccoli, circa due metri di gap, mentre la finale si svolgeva su un salto di sei metri di gap che non avevo mai provato. Aimè sono riuscito a qualificarmi ultimo e non ho potuto rinunciare a provarlo. Con un po’ incoscienza mi son buttato ed è andato tutto bene. 😀

Quale è il tuo trick preferito e come si impara un trick nuovo?
In realtà non ho un trick preferito perché una volta che ne impari bene uno ti viene voglia di cambiare. Al momento mi piace particolarmente Frontflip. 
Imparare un nuovo trick può avere diverse fasi in base alla difficoltà. Per i trick basilari basta un piccolo salto di un paio di metri, meglio uno step-up, e tanta voglia di provare. In realtà la cosa diventa molto semplice se ci si focalizza davvero bene su quel che bisogna fare, ogni singolo movimento.
 Per trick più complessi, o combinazioni a volte è decisamente meglio partire dalla Foam Pit, o BigAirBag, per poi passare ad un salto con atterraggio morbido.
 E’ sempre bene non avere troppa fretta di imparare o si rischia di farsi male.

Chi è l’atleta che ti ha ispirato più di tutti?
Non ho un’atleta da cui prendo ispirazione. Questo sport è molto libero e quel che faccio è prendere spunto da tutti. Se vedo qualcuno che fa un trick e mi piace, cerco di imitarlo e di farlo anche io.
 Ammiro certi atleti come Pastrana che può permettersi di fare ogni cosa, Ryan Williams che ha un invidiabile controllo del suo corpo, e tanti altri.

Cosa vuole dire la parola Dirt per te?
Farsi un culo quadro per la propria passione.

Come ti consideri? Sei una persona precisa e pacata?
Ma si dai son tranquillo, raramente do di matto. 
Molto preciso, anche troppo, soprattutto nella realizzazione dei salti.

Cosa ti piace fare quando non sei sulla bici?
Guardare film, guardare vecchi video, guardare video di altri rider, costruire cose, cotruire salti, pensare, progettare, Lego, puzzle, guidare.

Sappiamo che ultimamente ti piace anche pedalare in Enduro. Cosa ti piace di questa disciplina e perchè?
Mmm.. Non sono ancora sicuro che mi piaccia veramente 😀 Diciamo che è più una necessita. Arrivato ad un certo livello non basta più solo saltare un paio d’ore al giorno per provare i trick e mantenerli. Ad un certo punto si ha la necessità di allenare più del normale il proprio corpo per avere più forza, potenza.

Per arrivare ai tuoi livelli non basta solo andare in bici. Come ti prepari ed alleni?
Da qualche mese ho iniziato a prendere la questione più seriamente per prepararmi al meglio per la nuova stagione.
 Oltre a saltare tutti i giorni almeno un paio d’ore, da un po’ di tempo vado in una palestra di ginnastica per allenare meglio il controllo del mio corpo.
 Due o tre volte a settimana mi faccio un’endurata di un paio d’ore qui sui monti vicino a casa.
Mantenere i salti con il lavoro di pala conta?

L’anno scorso sei entrato nella “hall of fame” del 26Trix di Leogang vincendo il contest. Vuoi parlarci di questa favolosa esperienza?
Era già la terza volta che partecipavo al 26Trix e a dir la verità, quel tracciato non mi è mai piaciuto per niente al mondo!
Nei due anni precedenti ricordo solo delle grandi cartelle al limite della morte su quelle distese di cemento che ci sono…
 E’ stato un weekend davvero strano! Ero molto rilassato, avevo vinto un mese prima due wildcard per la serie Diamond, quindi il risultato lì non mi interessava.
 Nelle prove giravo tranquillo, ma comunque ero intenzionato ad arrivare almeno in finale. Alla fine nella qualifica sono riuscito a mettere assieme una prima run non male che mi aveva piazzato già al quarto posto. A quel punto non avevo proprio niente da perdere. Per di più giravano voci di previsioni molto negative per la giornata di finale, quindi motivo in più per osare.
 Seconda run praticamente uguale alla prima, unica variazione l’ultimo salto dove ho fatto per la seconda volta Flip Cliffanger sul duro. Tutto è andato alla perfezione, e quando ho visto il punteggio dei giudici non ci credevo ahaha! Il giorno della finale mi son svegliato molto presto per fare colazione e prepararmi per bene, non avevo neanche guardato fuori dalla finestra, ero convinto di dover fare la finale. Invece mentre ero seduto a tavola Carson mi fece notare le pessime condizioni atmosferiche. 😀


Cosa vuol dire partecipare ad una finale di un big contest in giro per il mondo?
Devo dire che avevo sognato per anni di andare a Whistler e prendere parte al Crankworx. Quando poi ci riesci e sei lì punti già più in alto, non riesci ad accontentarti.

Quale è stato il momento, ad oggi, più bello della tua carriera, tra viaggi, gare, allenamenti?
Credo sia stato il primo viaggio in America e Canada nel 2015, con Toto e Ivo Taufer. 
Siamo stati via un mese, inizialmente una settimana in Colorado per il Maxxis Slopestyle, le altre tre settimane a Whistler durante tutto il Crankworx.
 Beh è stato fantastico, come esplorare un nuovo mondo.

La scena Dirt italiana in che situazione si trova? Cosa manca in Italia secondo te? Vuoi dirci il tuo punto di vista?
Al momento la situazione si sta sbloccando. Credo che abbiamo passato la fase stagnante di tre o quattro anni fa quando tutti i Bike Park chiudevano e tutti smettevano.
 La nuova generazione sta uscendo allo scoperto.
 Chiaramente andrebbe molto meglio se ci fossero più strutture, anche solo un piccolo Skatepark in ogni città media farebbe subito ricrescere tutti gli sport freestyle legati ad esso.

Il livello internazionale è aumentato paurosamente negli ultimi anni. Come è potuto succedere secondo te così velocemente?
Il modo di girare rispetto ai tempi dei New World Disorder è cambiato. Prima era tutto più casuale, si andava per tentativi. Ora i rider studiano molto di più i trick e i salti. 
L’innovazione nelle strutture ha aiutato parecchio anche, non parlo solo di AirBag o atterraggi morbidi, ma anche solo di misure delle rampe e dei salti.

Cosa serve per essere competitivi in campo internazionale?
Essere molto preparati ad affrontate ogni tipo di struttura. Bisogna trovare il feeling con i salti il più velocemente possibile, non sai mai cosa può succedere e quanto tempo avrai per provare.
 Ovviamente un bel bagaglio di trick, meglio se innovativi o poco diffusi.

Sei cresciuto tecnicamente assieme a Torquato Testa. Pensi che questa vostra crescita è dovuto alla voglia di spingersi e migliorarsi a vicenda?
Sicuramente. Prima di conoscerlo io ero in una fase di stallo, mancava la voglia di mettersi a provare e prendersi rischi. Al tempo tecnicamente ero nettamente superiore a lui, però Toto si butta molto più di me ed è cresciuto in fretta. Una volta alla pari è stata un crescendo.

Sei più famoso all’estero che in iItalia. Come vedi questa cosa?
Molto male, significa che non siamo supportati qui. La nostra disciplina è abbandonata a noi stessi. Della fama personale non mi importa.

Ti penti mai di aver scelto una disciplina così poco popolare in Italia?
No, però se mi paragono ad un calciatore al mio livello, ora forse sarei su un’isola…

Cosa consiglieresti a chi vuole avvicinarsi a questa disciplina cosi spettacolare quanto tecnica?
Il consiglio numero uno è di decidere in breve tempo cosa volte farne, ovvero se volete girare in bici solo per hooby, per stare con gli amici e divertirvi, o se volete prendere la cosa sul serio e competere. Da lì i consigli sono: nel primo caso prendetevela con calma e non rischiate per niente. Per chi vuol competere invece, armatevi di pazienza e tenacia e state sulla bici il più possibile! Girate con chi ne sa più di voi e fate domande, però ricordatevi che il trick lo dovete fare voi mica quello che ve lo spiega.

La tua famiglia ti supporta in questa tua passione?
La mia famiglia è il mio sponsor fa 1994! Si senza il loro supporto, soprattutto nei primi anni in cui iniziato a fare competizioni dove erano costretti a scarrozzarmi un po’ da per tutto, non sarei andato da nessuna parte.

Sappiamo che nonostante tutto fai fatica a trovare sponsor che ti supportino. Come mai è così difficile secondo te?
Credo che questo sistema di marketing dell’investire in atleti, rider, stia andando a morire con l’avvento di internet. La facilità nel farsi pubblicità con pochi soldi attira le aziende ad investire in altri modi. Non si tratta più di sponsorizzare un rider perché ha talento ed è popolare per il suo talento.

Come immagini il tuo futuro?
Non ne ho idea. Magari non qui…

Quali sono i programmi per la stagione 2017? Solo gare oppure anche atri obiettivi?
Le competizioni sono al primo posto, le principali almeno. Sono aperto a qualsiasi altra cosa.
 Mi piacerebbe fare un bel video, ho un po’ di cose da far vedere. Bisogna solo trovare chi sta dietro alla telecamera.

Chi vuoi ringraziare?
Per primi i miei genitori!!
 Ringrazio anche Aster che è il mio datore di lavoro, nonché supporter, perché mi aiuta con componenti quando ne ho bisogno. Dato che non ho sponsor, ci siamo inventati una Crown Founding in negozio. Aster ha fatto fare delle magliette con su stampato un me gigante ed il ricavato lo utilizzerò per coprire qualche spesa di viaggio. Se la volete passate al BaseBike!! 
Quindi ringrazio tutti quelli che hanno comprato la maglia!!


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